Durante la cerimonia dipremiazione del concorso letterario “Racconti Corsari” dell’inizio di febbraio mi sono reso conto che alcuni interventi (tra cui il mio) hanno attinto informazioni e aneddoti dalla rete, e in particolare dalle pagine di Wikipedia . È un percorso quasi naturale, intrapreso da chiunque abbia un dubbio, e reso ancora più immediato dalla diffusione di quella protuberanza del nostro corpo chiamata smartphone. Dovrebbe essere un punto di partenza , nulla più, anche se spesso rappresenta sia l’inizio che la fine del nostro sforzo per appagare la sete di conoscenza: l’esercizio del pensiero critico necessita approfondimenti maggiori rispetto ai risultati di un semplice inserimento di parole chiave su un motore di ricerca o un sito. Sull’utilità di tale processo, tuttavia, non si discute, anche in relazione alla semplicità dell’accesso e alla fruibilità delle informazioni. Sul contenuto, invece, sarebbe il caso di discutere eccome: in passato ho eliminato dall’encic...
Potrei limitarmi a dire che è stato bello. A volte la sintesi o il non espresso fanno fare migliore figura a chi vuole descrivere e trasmettere un concetto. Potrei dire che l’edizione del Concorso “Racconti Corsari” archiviata sabato 10 febbraio a Leinì è stata valorizzata anche dal contesto, l’appena inaugurato teatro Pavarotti realizzato sotto gli archi di quello che per anni è stato un mercato all’aperto. Potrei dire che per una volta ancora sono entrato con poche cose da dire e ho riempito fogli di spunti e appunti, troppi per il tempo a disposizione e per la pazienza di chi stava ad ascoltare. Potrei, e invece. Il mio intervento riguardava il vincitore della sezione “Resistenze”: “I sogni di Velia” di Patrizia Gazzotti di cui ho curato la postfazione pubblicata nel volume “Il Treno Nero” (Eris Edizioni). Sullo sfondo l’omicidio di Giacomo Matteotti, coprotagonista del racconto senza essere mai citato, è sua moglie Velia a ripercorrere una vita passata a fianco di un uomo in...
Erano anni che avevo un’idea in testa. C’entrava Magritte, il surrealismo e il quadro che rappresenta una pipa e su cui è vergata la frase “questa non è una pipa”. Era un’idea latente, di quelle che rimbalzano da una parete all’altra della scatola cranica ma non prende mai forma. Per un sacco di tempo l’ho portata con me, poi mi sono messo al pc e l’ho trasformata in un racconto. “Bene. Bravo.” Dopo aver riempito nove fogli A4, dopo aver letto e riletto, tagliato, corretto e limato ho stampato il raccontino godendomi un paio di minuti di soddisfazione. Poi mi sono chiesto “a che pro?” Se scrivi un romanzo rischi che non te lo pubblichi nessuno. Ma se scrivi un racconto o una raccolta di racconti sei sicuro di ottenere un solo risultato: più fogli in un cassetto di camera tua. A meno che… …a meno che non li usi per partecipare a un concorso. In questo ambito un racconto può servire a capire come scrive una persona, a valutare la sua capacità di creare ambienti, personaggi, situazioni e ...
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