Natale 2012

E arriva Natale e poi Natale se ne va, in barba a tutte le profezie dei Maya e della numerologia. Il 12/12/12 sembrava una gran cosa, ma era solo il doppio di 6/6/6 (molto più Slayer!) che era solo il doppio di 3/3/3 che era solo il doppio di… va be’. E poi è toccato al 20/12/2012, anche se nessuno ha rotto tanto per il 20/11/2011 o il 20/10/2010 e così a ritroso. Insomma, quest’anno avete proprio rotto.
Ma a forza di star dietro a queste cose, a forza di scrivere cazzate su Facebook che ricevono decine di commenti e di “mi piace”, a forza di scrivere cose filosofiche su Facebook che non ricevono né commenti né “mi piace”, di tempo se ne perde abbastanza. E si accumula inutile ritardo, o ritardo per nulla. E così, quest’anno, mi capita di non avere recensioni da consigliare perché i libri da recensire sono ancora tutti lì sul comodino o dentro l’ipad.
Ma nel frattempo, in questi mesi e grazie a Gordiano Lupi da una parte e Sacha Naspini dall’altra, è uscito Di cose giuste e di cose ingiuste e per fortuna arrivano commenti come questo, che rigiro a chi ha sempre bisogno di qualcuno segni la strada che deve percorrere: “L'aspetto più avvincente della lettura per me è stato proprio questo, quello che non ho trovato, il dubbio che rode, lo scrittore che traduce sentimenti e intesse in storie senza dare giudizi di valore, senza etichettare buoni e cattivi, senza esporre verità etiche, evitando una netta presa di posizione con o contro. Troppo comodo. Lo scrittore dovrebbe compiere l'operazione che hai fatto tu, suscitare pensieri, non offrire precotti”. Insomma, dalle mie parti, la cucina è chiusa.
E allora, in attesa di finire “Questa sono io” di Federico Guerri, di cominciare “Messa in piega per il cuore” di  Elisabetta Zanellato e di scrivere la recensione di “Metallo d'Ombra” di Alessandro Del Gaudio (letto in anteprima quando era ancora in fase di cesellatura) per una volta mi metto a riciclare, riciclare ma non i rifiuti, riciclare gli articoli che un tempo pubblicavo mensilmente sulle riviste di questo scorcio della provincia torinese e che sembrano, però, ancora attuali nonostante gli anni. Perché il tempo passa e arriva il Natale, perché in questo clima festaiolo si parla di comunque di argomenti casti, perché la mania delle classifiche non è altro che un’evoluzione della mania degli elenchi, perché poi, inevitabilmente, tutto viene e finisce su Facebook… e cosa rimane? La fine del mondo? Certo, quella l’abbiamo scansata nel 2000, ci è stata riproposta nel 2012 e verrà riciclata (anche lei) negli anni e nei secoli a venire. Perché la fine del mondo è soggettiva e, come ci ricorda Kaneda coi suoi personaggi di “Due cuori e una gatta” (su, su, correte ad acquistare la sua ultima fatica), può assumere contorni davvero drammatici.
Ma se scampiamo la fine, non abbiamo fatto chissà cosa, perché dopo la fine del mondo è arrivato Natale e poi Natale se n’è andato, arriverà capodanno e si girerà il calendario, passeranno le feste e resterà, come al solito, la stessa e identica domanda di sempre: e adesso?

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