Il patchwork del Dottor Frankenstain
Quando, qualche tempo fa, ho dedicato un'interasettimana al blog, avevo pensato di scrivere un pezzo sui libri che sto
leggendo. Non una di quelle cose didascaliche o vagamente pubblicitarie che
alla fine non interessano a nessuno (nella migliore delle ipotesi) ma un elenco
che serviva, in realtà, a dimostrare una cosa: in questo periodo non riesco a
concludere quasi nulla di ciò che ho iniziato. Non che questa constatazione
possa riscuotere maggiore interesse.
La dimostrazione di questa circostanza,
che ormai è diventata uno stile di vita, è assolutamente fisica: per rendersene
conto basta guardare la pila di libri accumulata sul mio comodino. Perché non
si tratta della pila dei libri in attesa di essere letti, ma di quelli in corso
di lettura.
Il giallo "Il cervello di
Kennedy" di Henning Mankell, molto osannato dai lettori ma per me
infattibile da finire. Una biografia sui primi anni degli Iron Maiden. "Il
manoscritto ritrovato a Accra" di Paulo Coelho, in prestito ormai da tempo
immemore da parte di un amico. "Facebook - genitori alla riscossa" di
Gianmaria De Paulis, presentato tempo fa durante un incontro in Regione.
"Calcio e acciaio" di Gordiano Lupi,
un bel libro uscito di recente e che mescola sogni e ricordi un calciatore
piombinese. "Questioni di sangue" di Annavera Viva, un giallo che
presenterò insieme a Fabrizio Fulio Bragoni durante il prossimo Salone del Libro.
Il manoscritto del seguito di "Metallo d'ombra" di Alessandro Del
Gaudio,in attesa di editing e pubblicazione. "Il nuovo dizionario delle cose
perdute" di Francesco Guccini, un sequel che probabilmente poteva essere
risparmiato anche a noi lettori seriali.
Tanti titoli, tutti lasciati a metà e
alternati tra loro, simbolo tangibile di inconcludenza.
L'idea era di lasciare incompiuto anche
il post, interrotto senza nemmeno qualche puntino di sospensione. Una scelta
stilistica surreale, di quelle capite da uno su cento. E, proprio per questo,
ho lasciato stare. Non mi sarei mai voluto trovare a spiegare il perché, quasi
come quelli che spiegano le barzellette e alla fine non ride nessuno né prima
né dopo.
Lo spunto, però, questa volta me l'ha
dato una catena nata e moltiplicatasi su facebook. Metti la foto della
copertina del libro che stai leggendo e tagga un po' di amici.

Una catena, dunque. Il libro, la copertina,
un commento, un tag e così via. Un libro... io ne ho tanti. Una copertina... io
ne ho tante. E allora non resta che fare una composizione o un patchwork, anche
se il rischio è che finisca per assomigliare al Mostro del Dott. Frankenstain.
Commenti
ne ho scelto uno, Glifo, come ben sai
interessante l'idea del colalge, dell'incompiuto, del frankenstein...
interessante come tema.
perchè iniziamo cento libri?
siamo bulimici?
consumismo?
curiosità?
voracità di lettore e poco tempo per la lettura?
o semplice sciatteria?
facciamone un'altra catena.
ho ingoiato un amico gay e ora sono una mosca
:)