Longanesi mi ha risposto

È ormai cosa risaputa che gli scrittori (ma forse tutti facciamo così) tendono a nascondere la cenere sotto il tappeto. Se una cosa non è andata per il verso giusto è meglio farla sparire. Ma se la sorte o le nostre capacità ci hanno sorriso… be’, allora perché non sbandierarlo ai quattro venti?
Io tendo a mettere tutti gli avvenimenti sui piatti della bilancia e vedere cosa succede. Lo faccio anche questa volta, riportando il testo della lettera che Longanesi mi ha cortesemente mandato per informarmi che non è intenzionata a pubblicare il mio prossimo romanzo.
Non è il primo rifiuto che ricevo: ne ho un cassetto pieno. Durante la chiacchierata a San Maurizio con Culicchia una ragazza gli ha chiesto com’è fatta la vita di uno scrittore. “È piena di rifiuti e fallimenti” ha risposto. Sono pienamente d’accordo: è parte del gioco, quindi perché stracciarsi le vesti quando succede? Perché, senza strapparmi alcunché, questa lettera mi sembra abbia alcuni punti apparentemente interessanti. Fermiamoci per una volta alle sole apparenze.
Intanto mi hanno risposto. Questo è già un grande passo avanti rispetto a chi non ti considera degno nemmeno del costo di un francobollo, della carta da lettera e dei pochi minuti necessari alla segretaria di turno per modificare di poco una bozza salvata nel suo pc. Un punto a mio favore.
L’inizio parla di una “nostra commissione di lettura” che ha detto un manzoniano nonsaddafà. Questo significa che qualcuno ha letto il libro. O meglio, non cantiamo vittoria troppo presto, significa che qualcuno lo ha sfogliato, ha leggiucchiato qua e là e l’ha accantonato. È il minimo sforzo sindacale, ma pare essere un secondo punto a mio favore.
Piperno ha recentemente dichiarato in un’intervista al periodico Inchiostro che gli aspiranti scrittori devono trovarsi uno sponsor (non sto scherzando: sono testuali parole) per avere una qualche speranza di vedersi leggere un manoscritto. A me l’hanno letto senza sponsor. Se questo non costituisce un vero e proprio terzo goal è almeno da considerarsi una traversa piena.
Però…
Però la lettera continua. “Ci permettiamo comunque di suggerirle il servizio svolto dalla società X”. Eccovi qua! Mi viene il dubbio che lo scopo della risposta non fosse tanto quello di informarmi su quanto siete spiacenti di non pubblicare il libro. E che non fosse nemmeno una cortesia legata alla formula di chiusura inserita nella lettera di accompagnamento (“in attesa di un Vs cortese riscontro ancorché negativo”). No, mi sembra l’occasione, o il pretesto, se volessi essere più malizioso, per promuovere i servizi di stampa a pagamento di una società in qualche modo legata a Longanesi.
Il costo della carta, del francobollo (vedi nota a fine post) e della segretaria valgono il rischio che io decida di contattare per davvero la società X e che spenda qualche migliaio di euro per farmi stampare il libro: un ipotetico ma elevato risultato con poco impegno e poca spesa.
Insomma, all’apparenza la lettera costituiva un buon risultato, anche se non c’è voluto molto per scoprire dove stava l’inghippo. Questa è sicuramente la prima interpretazione. La seconda è che il libro non sia effettivamente piaciuto. Anche questo è possibile.
Un amico ha definito “Gli equivoci di Santa Lucia” un romanzo sbagliato. Non credo sia così. Si regge semplicemente su strutture differenti dai canoni seri e introspettivi de “In prima persona”. Penso che uno scrittore alle prime armi come io ritengo di essere debba cercare di scrivere romanzi diversi gli uni dagli altri, o almeno debba farlo all’inizio. Ci sarà tempo per uniformarsi al proprio clichè o, per i più fortunati, ai gusti del pubblico. Poi, si sa, ognuno di noi è condannato a scrivere sempre, volta dopo volta, la stessa storia. Ma per cortesia, per adesso lasciatemi l’illusione che non sia proprio così.
(Piccola digressione sul francobollo: non è uno qualsiasi, uno di quelli che si prendono dal tabaccaio e si appiccicano sulle lettere inumidendolo con la lingua. No, è un francobollo commemorativo su Leo Longanesi - 1905-1957. Una finezza, oltre che un doveroso tributo a uno degli Editori italiani che hanno fatto storia. Complimenti per l'attenzione.)

Commenti

Betty ha detto…
Credo che "sfondare" sia un passo davvero pesante ma che dopo averlo compiuto ci si possa permettere di tutto perchè l'attenzione c'è. E' dappertutto così (esempio: la musica). Siamo circondati da corruzione. E' in questo che trovo simpatia per il destino... Chissà...

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