Polvere e letteratura (2)

È passato più di un mese da quando, dopo aver sfogliato le pagine de La Stampa dedicate ai libri, parlavo di polvere e letteratura. Certo, tra formazione e ottusità da un lato e grigiore dall’altro, non avevo il minimo dubbio per chi tifare.
Eppure, oggi, anche le mie parole sono diventate polverose come le immagini che criticavo. Il tempo è troppo veloce e l'obsolescenza arrugginisce l'uomo insieme ai suoi pensieri.
Sì, forse ha ragione
Alessandro Cascio, quando, con una certa dose di provocante pessimismo, dice che “in Italia l'ultima cosa di davvero grande che l'editoria è riuscita a portare al grande pubblico mondiale è stato "Il nome della rosa" 25 anni fa. Non esiste un Twilight italiano, un Harry Potter, neanche un Diario di Bridget Jones, un I Love shopping e un Il diavolo veste Prada. La commedia letteraria brillante non esiste, non c'è una nuova beat italiana, non abbiamo un Underground valido come i giapponesi, anzi, il nostro Underground viene snobbato. (…) Non c'è Cyber Punk di livello, non c'è Pulp di livello, non c'è Fantasy di livello, non c'è generazionale di livello, c'è solo un ricordo dei vecchi, dei morti, dei morenti”.
Forse la via di uscita da questa situazione è da ricercare nel paradosso stesso della tecnologia? È sua la colpa se tutto è già vecchio dopo un attimo, eppure è da lei che sembra poter venire la salvezza: entro fine mese l'inserto sui libri de La Stampa sbarcherà su ipod nella sua versione digitale. Questo apparente passo avanti ridirà a portare nuova linfa alla letteratura o sarà semplicemente un po’ di colore a qualcosa di vecchio e già visto e stravisto?
Onestamente non lo so
, come non so se essere felice o meno di questo sempre maggiore connubio tra tecnologia e letteratura. Ne prendo semplicemente atto, confidando che i contenuti aggiuntivi foto, interviste, filmati siano in grado di eliminare il grigiore. Come se, alla fine, interessi davvero a qualcuno.

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